Il caporalato nell’Agro pontino
Nel libro di Marco Omizzolo “Sotto padrone. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana” viene denunciata la realtà del caporalato nella pianura laziale dell’Agro Pontino. L’autore è uno degli studiosi più attenti a questa forma illegale di reclutamento e organizzazione della manodopera a livello nazionale, che vede tra le maggiori vittime categorie più vulnerabili, come donne e migranti. In seguito ad un periodo di tre mesi trascorso come infiltrato tra i braccianti sikh indiani, Omizzolo testimonia una realtà lavorativa fatta di violazione dei diritti umani, sociali e civili e continui atti di violenza. Come si può pensare di far assumere ai braccianti sostanze dopanti, di modo da riuscire a reggere gli estenuanti turni di lavoro (che possono arrivare fino alle 18 ore), con gravi conseguenze sulla loro salute fisico-mentale? E com’è possibile umanamente trovare il coraggio di rinchiuderli con lucchetto in gazebi e liberarli soltanto per il loro turno di lavoro? Violentare donne? La dignità di queste persone è stata frantumata in mille pezzi e i traumi subiti rimarranno nella loro memoria fino alla fine dei loro giorni. L’Italia ha compiuto passi in avanti nella lotta al caporalato a partire dalla protesta del 18 aprile 2016 a Latina, dove quasi 5000 braccianti si sono riuniti in difesa dei propri diritti, che ha portato in seguito alla legge sul Caporalato 199/2016, recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento sul lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo. Tuttavia, il problema persiste e continuano le lotte per cercare di cancellare dall’esistenza questa tragica realtà, l’ennesima dimostrazione della spietatezza umana.