Ritorniamo a parlare del Ddl Zan
Come sappiamo il disegno di legge Ddl Zan prevede la prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. In poche parole garantisce diritti che dovrebbero essere considerati fondamentali.
La legge si trova da mesi in discussione in Commissione giustizia al Senato ed è tutt’ora al centro di un acceso scontro politico.
Al centro del dibattito troviamo la presenza della Chiesa, spalleggiata dalla destra italiana, che ha evocato il Concordato per richiedere la modifica del Ddl Zan ma vediamo quali sono gli aspetti della legge che critica:
-l’articolo 7 del disegno di legge realizzerebbe eventi e attività di sensibilizzazione nelle scuole sul tema LGBTQ+, favorendo così un clima di inclusione e tolleranza che peraltro sono valori cristiani. Non sussiste il problema di “promuovere comportamenti omosessuali” poiché l’identità di genere e l’orientamento sessuale sono introspettivi, non si acquisiscono con la “pratica”.
-la Chiesa si appella al diritto della libertà di espressione per paura che i suoi esponenti non siano più liberi di predicare la loro contrarietà alle unioni omosessuali ma in realtà la legge non punisce le idee o la loro esternazione (art.4) ma punisce chi mette in atto comportamenti violenti e discriminatori.
Detto questo ricordiamo che lo stato italiano è laico e che ha il dovere di difendere e tutelare tutti i suoi cittadini anche il 2% della popolazione che fa parte della comunità LGBTQ+.
Ad oggi sembrerebbe che le continue pressioni ricevute dai partiti di destra e dalla Chiesa abbiano raggiunto il loro scopo poichè Italia Viva, che con i suoi 17 voti al Senato, aveva fatto raggiungere la maggioranza alla legge si è tirata indietro suggerendo modifiche in linea con le lamentele fatte dall’opposizione.
Le proposte di modifica andranno ad eliminare l’identità di genere dalle aggravanti legate alla discriminazione, l’articolo 4 che tutela la libertà di espressione ed a rielaborare l’articolo 7 sulle attività di sensibilizzazione nelle scuole.
Invece di fare passi in avanti siamo ritornati indietro dimostrando ancora una volta che il nostro paese è composto da una grande fetta di popolazione che ignora o non vede le discriminazioni subite dalle minoranze e la politica non è altro che il suo triste riflesso che fatica ad approvare un disegno di legge che garantisce diritti fondamentali dell’essere umano.